Depressione e Disturbi dell’umore
In generale, il nostro umore ha la tendenza a variare, come un’altalena, può dunque subire delle alterazioni “fisiologiche”, ma che in alcuni casi diventano problematiche. Per esempio, un abbassamento persistente e continuo dell’umore, ostacola difatti le nostre capacità mentali, necessarie per adattarci alle contingenze ambientali in modo funzionale, provocando così un disagio marcato.
Tale disadattamento avrà ovviamente delle ripercussioni nella nostra vita, con problemi che potranno riflettersi in vari ambiti: familiare, relazionale, sociale e/o lavorativo. Quando questa mancanza di flessibilità del tono dell’umore diventa patologica, si traduce in un disturbo, in quanto la qualità e il funzionamento della nostra vita vengono alterati.
La categoria diagnostica dei Disturbi dell’Umore comprende:
- La Depressione Maggiore (unipolare): è data dai sintomi tipici della Depressione, dettati cioè da un tono dell’umore molto basso e dalla perdita di interesse, al punto da essere un ostacolo per la vita lavorativa/scolastica e sociale.
- La Distimia (detta anche Disturbo Depressivo Persistente) è invece una forma lieve, ma cronica di Depressione Maggiore. I sintomi solitamente durano per almeno due anni e spesso per periodi più lunghi. L’età di esordio è nella giovane età adulta; per quanto risulti meno grave rispetto alla Depressione maggiore, compromette comunque la qualità di vita.
- Depressione Bipolare o Maniacale: è detta bipolare perché in questo caso i sintomi si spostano su poli opposti, con una prevalenza di episodi in cui l’umore è alto con manifestazioni di eccitazione, eccesso di energia, insonnia e comportamenti impulsivi. Questi episodi si alternano a episodi in cui l’umore spostandosi sul polo opposto, si manifesta con sintomi simili alla Depressione.
- Il Disturbo Bipolare, si distingue a sua volta in D. Bipolare I e II. Queste forme variano per l’intensità, la frequenza e la durata dei sintomi: nel tipo I, infatti, gli episodi maniacali possono essere molto più intensi rispetto a quelli depressivi; mentre nel tipo II, gli episodi depressivi risultano essere quelli più forti, a discapito di fasi ipomaniacali più leggere.
- Il Disturbo ciclotimico, caratterizzato da un’alterazione cronica dell’umore, presente consecutivamente per almeno due anni. Per poter formulare una diagnosi di questo tipo, è necessaria la presenza di diversi episodi ipomaniacali e di periodi con sintomi depressivi; solitamente può insorgere in età adolescenziale.
- Infine, un’altra forma di Depressione, è quella che colpisce le donne. In Italia il tasso di prevalenza per le donne è del 14,9%, mentre per gli uomini del 7,2%. Da un punto di vista psicologico, è stato ampiamente dimostrato che le donne hanno una predisposizione maggiore, e dunque un rischio più elevato, di soffrire di Disturbi Alimentari, Ansia e Depressione. A fronte di alcuni eventi in particolari, quali una gravidanza, il periodo postpartum, la perimenopausa e il ciclo mestruale, i quali causano importanti cambiamenti fisici, ormonali e psicologici, la possibilità di sperimentare disagio e sofferenza, è molto più elevata. Vi sono quindi alcuni tipi di Depressione, che possono presentarsi in diverse fasi della vita di una donna e a qualunque età.
Quanto è diffusa la depressione?
Tra il 2000 e il 2016, in Europa, la depressione maggiore è stata inserita tra le 10 cause principali di morte. (WHO, 2015).
Ogni anno si ammalano 100 milioni di persone in tutto il mondo, e di queste il 75% non viene neanche trattato o non riceve le cure adeguate (OMS, 2008).
Dai dati ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) del 2018 (con riferimento al periodo 2015-2017) sul benessere mentale, nel 2015 in Italia oltre 2,8 milioni di persone riferiscono di aver sofferto di Depressione nell’ultimo anno e in quasi la metà dei casi (47,9%) la Depressione si associa ad Ansia cronica grave, disturbo che colpisce nel complesso oltre 2,2 milioni di persone di 15 anni e più (4,2%). Ammontano quindi a circa 3,7 milioni le persone (pari al 7,0% della popolazione di 15 anni e più) che riportano casi di Depressione o Ansia cronica grave nei 12 mesi precedenti l’intervista.
Quali sono le cause della depressione?
Non esiste un’unica causa, ma trattandosi di un disturbo molto complesso, sono implicati più fattori che interagiscono tra loro nel determinare l’insorgere della depressione:
- fattori genetici: una predisposizione genetica ereditaria
- fattori biologici: la presenza di squilibri biochimici, ormonali e/o di condizioni mediche/malattie che possono provocare un abbassamento del tono dell’umore (ad es., l’ipertiroidismo o malattie cardiovascolari);
- fattori ambientali: esperienze di vita fortemente stressanti e traumi
- fattori psicologici: il modo in cui interpretiamo gli eventi, le nostre strategie di fronteggiamento, le nostre risorse, i tratti caratteriali, ecc.
Quali sono i principali sintomi della depressione?
- Sintomi fisici (ad esempio: significativa perdita/aumento di peso, aumento/diminuzione dell’appetito, insonnia o ipersonnia, ecc.)
- Sintomi cognitivi (ad esempio: difficoltà di memoria e di contrazione, visione pessimistica del futuro, autoaccusa e autocritica, idee di morte)
- Sintomi comportamentali (ad esempio: evitamento, isolamento sociale, mancanza di motivazione, difficoltà nel prendere le decisioni e risolvere problemi)
- Sintomi emotivi (ad esempio: Tristezza, perdita di interesse o di piacere, bassa autostima, disperazione, angoscia, senso di colpa, ansia, ecc.)
Come si cura?
Anche in questo caso, le indicazioni terapeutiche in merito al trattamento della Depressione, indicano la Terapia Cognitivo-Comportamentale, come la psicoterapia più efficace e maggiormente indicata per questo tipo di disturbi, sia come unico trattamento, che in combinazione con un eventuale trattamento farmacologico (prescritto eventualmente da uno Psichiatra).
Con le tecniche cognitive e comportamentali sarà possibile:
- fare una valutazione accurata del problema;
- identificare e interrompere quei circoli viziosi che mantengono la depressione: attivazione e modificazione del comportamento;
- addestrare il paziente all’auto osservazione e al riconoscimento del legame tra pensieri, emozioni e comportamenti: imparando a riconoscere e modificare gli errori di pensiero che mantengono il problema;
- fare una prevenzione delle ricadute: prepararsi ad affrontare il futuro senza ricadute.
Dr.ssa Josephine Calefati
Psicologa Psicoterapeuta a Fasano (BR)